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giovedì 28 novembre 2013

A che ora e' la fine del mondo?

FUKUSHIMA, TOKYO AMMETTE: IL RISCHIO-APOCALISSE È ADESSO

Fukushima era una struttura a rischio, degradata dall’incuria. Un impianto che andava chiuso molti anni fa, ben prima del disastro nucleare del marzo 2011. Da allora, la situazione non è mai stata sotto controllo: la centrale non ha smesso di emettere radiazioni letali. Tokyo finalmente ammette che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto. Ma il peggio è che nessuno sa esattamente in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo. L’operazione più pericolosa comincerà a novembre, quando sarà avviata la rimozione di 400 tonnellate di combustibile nucleare. Operazione mai tentata prima su questa scala, avverte la “Reuters”: si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la bomba atomica di Hiroshima. Enormità: bonificare Fukushima – ammesso che ci si riesca – richiederà 11 miliardi di dollari. Se tutto va bene, ci vorranno 40 anni. 

 

Gli scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori, riassume il “Washington’s Blog” in un lungo reportage tradotto da “Megachip”: le radiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America. Perché il peggio deve ancora arrivare: gli stessi tecnici incapaci, che hanno prima nascosto l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora «stanno probabilmente per causare un problema molto più grande». Letteralmente:
«La più grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma sul resto del mondo».

 Se anche solo una delle piscine di stoccaggio dovesse crollare, avvertono l’esperto nucleare Arnie Gundersen e il medico Helen Caldicott, non resterebbe che
«evacuare l’emisfero nord della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore».
Un allarme di così vasta portata, che disorienta anche gli esperti più prudenti. Come Akio Matsumura, già consulente Onu, secondo cui la rimozione dei materiali radioattivi dai bacini del combustibile di Fukushima è «una questione di sopravvivenza umana».
Migliaia di lavoratori e una piccola flotta di gru, riferisce il “New York Times”, si preparano a «evitare un disastro ambientale ancora più profondo, che ha già reso la Cina e gli altri paesi vicini sempre più preoccupati». Obiettivo, neutralizzare le oltre 1.300 barre di combustibile esaurito dall’edificio del reattore 4. È come sfilare sigarette da un pacchetto accartocciato, avverte Gundersen: basta che due barre si urtino, e c’è il rischio che rilascino cesio radioattivo, xenon e kripton.
«Ho il sospetto che nei prossimi mesi di novembre, dicembre e gennaio, sentiremo che l’edificio è stato evacuato, che hanno rotto una barra di combustibile, e che la barra di combustibile sta emettendo dei gas. Ritengo che le griglie si siano contorte, il combustibile si sia surriscaldato e il bacino sia giunto a ebollizione: la conseguenza naturale è che sia probabile che una parte del combustibile rimarrà incastrata lì per un lungo, lungo periodo».
Le griglie sono contorte per effetto del terremoto, che ha fatto collassare il tetto proprio sopra il deposito nucleare.
«Le conseguenze – conferma il “Japan Times” – potrebbero essere di gran lunga più gravi di qualsiasi incidente nucleare che il mondo abbia mai visto: se una barra di combustibile cadesse, si rompesse o si impigliasse mentre viene rimossa, i possibili peggiori scenari includono una grande esplosione, una fusione nel bacino o un grande incendio. Ognuna di queste situazioni potrebbe portare a massicci rilasci di radionuclidi mortali nell’atmosfera, mettendo in grave rischio gran parte del Giappone – compresi Tokyo e Yokohama – e anche i paesi vicini».

Secondo la “Cnbc”, il pericolo maggiore riguarda il possibile sversamento di acqua in uno dei bacini, che potrebbe incendiare il combustibile. «Un enorme incendio del combustibile esaurito – dichiara alla “Cnn” il consulente nucleare Mycle Schneider – probabilmente farebbe apparire poca cosa le attuali dimensioni della catastrofe, e potrebbe superare le emissioni di radioattività di Chernobyl di decine di volte». Una sorta di apocalisse:
«Le pareti della piscina potrebbero avere perdite al di là della capacità di fornire acqua di raffreddamento, o un edificio del reattore potrebbe crollare in seguito una delle centinaia di scosse di assestamento. Poi, il rivestimento del combustibile potrebbe incendiarsi spontaneamente emettendo il suo intero accumulo radioattivo».

Sarebbe il più grave disastro radiologico mai visto fino ad oggi, conferma Antony Froggatt nel suo “World Nuclear Industry Status Report 2013”, redatto con Schneider. E per Gundersen, direttore di “Fairewinds Energy Education”, l’operazione si prospetta «piena di pericoli», e la verità è che «nessuno sa quanto male potrebbero andare le cose». Ciascun assemblaggio di barre combustibili pesa 300 chili e misura 4 metri e mezzo. Gli assemblaggi da rimuovere sono 1.331, informa Yoshikazu Nagai della Tepco, più altri 202 stoccati nel bacino: le barre di combustibile esaurito inoltre contengono plutonio, una delle sostanze più tossiche dell’universo, che si forma durante le ultime fasi del funzionamento di un reattore. «Il problema di una criticità che colpisca il bacino del combustibile è che non la si può fermare, non ci sono barre di controllo per gestirla», sostiene Gundersen. «Il sistema di raffreddamento del bacino del combustibile esaurito è stato progettato solo per rimuovere il calore di decadimento, non il calore derivante da una reazione nucleare in corso».

Le barre sono rese ancora più vulnerabili agli incendi nel caso debbano essere esposte all’aria. Il quadro è estremamente precario: l’operazione si svolgerà sott’acqua, in un bacino all’interno di un edificio lesionato, che la Tepco ha già puntellato. «La rimozione delle barre dal bacino è un compito delicato», testimonia Toshio Kimura, ex tecnico della Tepco, al lavoro a Fukushima per 11 anni. 
«In precedenza era un processo controllato dal computer che memorizzava al millimetro le posizioni esatte delle barre, ma ora non se ne può più disporre: il processo deve essere fatto manualmente, quindi c’è un alto rischio che si possa far cadere e rompere qualcuna delle barre di combustibile». In più, la situazione è assolutamente instabile. Secondo Richard Tanter, esperto nucleare dell’università di Melbourne, il reattore 4 di Fukushima «sta affondando». Lo conferma l’ex premier giapponese Naoto Kan: sotto il grande deposito di combustibile atomico, il terreno è già spofondato di circa 31 centimetri.
Per tentare di stabilizzarlo e isolarlo dall’acqua, la Tepco sta considerando la possibilità di congelare il suolo attorno all’impianto. Essenzialmente, riferisce “Nbc News”, si tratta di costruire un muro sotterraneo di ghiaccio lungo un miglio, cosa che non è mai stata tentata prima: in pratica, stanno cercando di arrampicarsi sugli specchi perché non sanno come risolvere il problema. «Un altro errore che venisse fatto dalla Tepco potrebbe avere conseguenze perfino esiziali, per il Giappone», sottolinea “Japan Focus” puntando il dito contro l’azienda elettrica responsabile del disastro. La Tepco ha infatti taciuto la verità sul degrado dell’impianto prima ancora del sisma, poi ha sbagliato tutto il possibile. Il governo di Tokyo ha concluso che il disastro ha avuto “cause umane”, ed è stato provocato da una “collusione” tra il governo stesso e la Tepco, oltre che da una cattiva progettazione del reattore. Già all’indomani della tragedia, «la Tepco sapeva che 3 reattori nucleari avevano perso capacità contenitiva, che il combustibile nucleare era “scomparso”, e che non vi era di fatto alcun vero contenimento».

L’azienda, ricorda il “Washington’s Blog” ha cercato disperatamente di coprire la verità per due anni e mezzo, «fingendo che i reattori fossero in fase di “spegnimento a freddo”», e solo ora ha ammesso che da due anni sta rilasciando enormi quantità di acqua radioattiva che, attraverso le falde sotterranee, si riversano nell’Oceano Pacifico. La dimensione del pericolo lascia sgomenti: nessuno, al mondo, è preparato a fronteggiare una catastrofe come quella evocata dai tecnici più pessimisti. Ma l’aspetto più sinistro, forse, è proprio quello che riguarda l’informazione e l’assoluta mancanza di trasparenza: la verità è stata negata dai tecnici, minimizzata dai politici, oscurata dai media. Molti blogger hanno incessantemente rilanciato l’allarme, fino alla notizia – qualche mese fa – degli sversamenti radioattivi in mare. Solo ora – di fronte all’impossibilità di continuare a negare, alla vigilia della pericolosissima operazione di bonifica – si giunge ad ammettere tutto. Colpisce l’appello di Mitsuhei Murata, ex ambasciatore giapponese in Svizzera, che chiede che il Giappone rinunci ad ospitare a Tokyo le Olimpiadi 2020, perché non potrebbe garantire la sicurezza degli atleti. Così, il Sol Levante tramonta nella vergogna.



mercoledì 9 ottobre 2013

Scoperta una gigantesca piramide nel mare delle Azzorre: potrebbe essere la città perduta Atlantide

Alta 60 metri, si estenderebbe su una superficie di addirittura 8.000 metri quadrati, vale a dire maggiore rispetto a quella di uno stadio di calcio. A diffondere questa notizia in Europa, la Radio e Televisione del Portogallo (RTP), che ha evocato il mistero di Atlantide, domandandosi se stia finalmente affiorando un pezzo di quella misteriosa civiltà di cui si parla fin da tempi antichissimi.

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La notizia ha suscitato l’interesse della comunità scientifica internazionale e del Governo portoghese, che stanno ora indagando. La tv pubblica di Lisbona riporta che a segnalare la presenza di questo ritrovamento, sarebbe stato un marinaio portoghese, Diocletiano Silva, che con la sua nave si trovava nell’arcipelago delle Azzorre, composto fra l’altro da 9 isole, tra Terceira e San Miguel.
Grazie ad un dispositivo sonar, più precisamente un grafico barimetrico, strumento che scandaglia i fondali marini e fornisce informazioni sulla navigazione di superficie, Silva avrebbe individuato la “struttura”. La straordinaria scoperta sembra risalire a qualche mese fa, ma l’annuncio ufficiale è stato dato solo adesso.

La piramide è al momento oggetto di indagini anche da parte della Marina portoghese. “Ma – ha aggiunto Luiz Fagundes Duarte, segretario regionale per la Pubblica Istruzione- è da escludere che si tratti di un manufatto umano, vista la sua posizione, a circa 40 metri di profondità nell’oceano”.
Ma Silva la pensa diversamente e dopo averne studiato le caratteristiche peculiari, ha affermato al giornale locale Diario Insular: “Non credo proprio che sia di origine naturale, oltre che avere una base quadrata, infatti, la struttura sembra anche perfettamente definita ed è esattamente orientata rispetto ai punti cardinali proprio come la Grande Piramide di Giza. Potrebbe dunque essere la testimonianza, ormai sommersa dal mare, di una civiltà fiorente in epoche remote proprio alle Azzorre”.

Un’ipotesi, questa, coerente con gli ultimi scavi condotti dall’Apia, l’Associazione Portoghese della Ricerca Archeologica, che ritiene di avere trovato le prove della presenza di insediamenti umani già migliaia di anni fa, molto prima della scoperta ufficiale delle isole, datata al 1325. Ultimamente nell’arcipelago sono state ritrovate varie strutture piramidali protostoriche, alcune alte fino a 13 metri, allineate con il sorgere del sole nel solstizio d’estate.

L’anno scorso, poi, proprio a Terceira, sono emersi esempi di pittura rupestre molto antichi. Terceira, detta anche “l’isola lilla” si trova nel mezzo del Nord Atlantico, proprio in quel tratto di mare, al di là delle Colonne d’Ercole, oggi Stretto di Gibilterra, nel quale Platone aveva immaginato la mitica isola di Atlantide, scomparsa in un ribollire di acqua nel giro di un solo giorno, devastata da un terremoto e da un maremoto di dimensioni apocalittiche.
Nel corso degli anni, interpreti platonici e archeologi, hanno collocato la civiltà atlantidea un po’ ovunque, senza mai però trovare prove concrete della sua esistenza, mentre gli storici hanno considerato il racconto del filosofo greco soltanto una leggenda. “Eppure secondo me, è sicuramente il ricordo di un evento reale, non è un mito”, sostiene Graham Hancock, lo scrittore scozzese autore di alcuni libri nei quali ha cercato di penetrare i segreti del passato.
Ad annientare quella prima umanità fu l’improvviso innalzamento del livello dei mari provocato dalla fine dell’ultima Era Glaciale. Hancock ha accolto con entusiasmo il ritrovamento di questa presunta piramide sottomarina, che sembra confermare la sua teoria illustrata nei libri “Impronte degli dei”, del quale sta preparando una seconda stesura, e “Civiltà sommerse”.

Egli ha fatto un calcolo: le terre attualmente coperte da 40-50 metri d’acqua, dovrebbero essere state sommerse da quella grande onda legata all’improvviso scioglimento dei ghiacci circa 12.500 anni fa. Ebbene, se davvero nell’oceano delle Azzorre si nasconde un edificio a forma piramidale, deve essere stato costruito prima di quella data.
Entro il 10.500 a.C., la stessa data proposta dai soliti archeologi “eretici” per le Piramidi di Giza. Suggestione? Coincidenza? Soltanto gli esperti, coadiuvati da ulteriori ed approfondite analisi potranno dare l’ardua sentenza.

martedì 29 gennaio 2013

Australia: la montagna di schiuma

I cittadini di Mooloolaba, nel Queensland, si sono svegliati con questa sopresa, trascinata dalle onde sulle spiagge della località balneare. Nessuna pericolo per la salute, hanno detto gli esperti. E così come è venuta, dovrebbe scomparire presto: non sono ancora note le cause del fenomeno.
 




sabato 5 gennaio 2013

Pesce Balestra sulle coste Abruzzesi???

Capita sempre piu' di frequente di incontrare nei nostri mari alcune specie ittiche che non ci saremmo mai immaginati di vedere prima...


E' proprio cosi' che ieri mattina mentre passeggiavo tranquillamente sulla spiaggia di Montesilvano (PE) insieme al mio cane, mi sono imbattuto nei resti di un animale che tutto avrei pensato tranne di poterlo vedere proprio qui sotto casa : "Un Balestra!"
La prima cosa che mi e' venuta in mente e' stata:" Se io non vado in Mar Rosso, il Mar Rosso viene da me!" , ma io non sono mica Maometto!
Il Balistidae che ho avvistato era un Balistes carolinensis specie gia' avvistata in precedenza anche nella zona nord del Mar Adriatico. 




La domanda sorge spontanea: "Per quale motivo questo pesce che normalmente vive in acque temperate si e' spinto fin qui???" 

La risposta e' Global Warming, ovvero l'aumento della temperatura globale che sta alterando anche l’equilibrio ittico del Mediterraneo, esposto in questi ultimi anni, ad un avanzato processo di tropicalizzazione e meridionalizzazione.
Per tropicalizzazione si intende il processo di insediamento in Mediterraneo di specie provenienti da aree tropicali o sub-tropicali, mentre, per meridionalizzazione si intende lo spostamento verso nord di specie tipiche delle coste sud di questo mare. In alcuni casi si tratta di specie passate attraverso il canale di Suez, provenienti dal Mar Rosso, mentre nel caso del nostro pesce Balestra (Balistes carolinensis) e del pesce pappagallo (Sparisoma cretense) si assiste a un significativo cambiamento di distribuzione della fauna ittica autoctona, che porta molte specie tipiche delle aree più calde del Mediterraneo a espandersi verso nord. 
Un altro canale d'ingresso è rappresentato dallo scarico incontrollato delle acque di zavorra delle navi cisterna. 

Questa migrazione ha dato luogo in alcuni casa ad una vera e propria proliferazione di specie aliene che si sono ambientate e riprodotte benissimo, al punto di arrivare a soppiantare le specie autoctone e di essere comunemente pescate e commercializzate. Fra di esse ricordiamo: il pesce palla (Sphoeroides cutaneus), la ricciola fasciata (Seriola fasciata), la triglia del Mar Rosso (Upeneus moluccensis) e il barracuda mediterraneo (Sphyraena viridensis).





Altro elemento significativo del fenomeno e' l'aumento di avvistamenti sia nel Tirreno  che nell’Adriatico, di esemplari di squali bianchi…
Naturalmente spero che non si tratti proprio del mio prossimo incontro ravvicinato!!!