DiveOn

sabato 27 ottobre 2012

Multitasking


Da oggi potrai accedere su DIVEOVER molto piu' velocemente tramite il QR code che potrai leggere dopo aver scaricato l'APP per il tuo smartphone sia per  Sistema Operativo ANDROID che IPHONE

                                                          GET A CLICK HERE



Su Android funziona molto bene la app BarCode Scanner mentre su iPhone si può usare RedLaser.




mercoledì 24 ottobre 2012

Un paradiso chiamato "PALAU"






UN PARADISO CHIAMATO 
PALAU




Febbraio 2010
Lascio la nebbia, il freddo e la pioggia milanese con in testa una meta a lungo sognata: la repubblica di Palau, piccolo staterello situato nell'Oceano Pacifico, a circa 500 km a est delle Filippine, nonché ex colonia USA divenuta indipendente nel 1994, famosa in ambito subacqueo per la biodiversità marina e per alcune tra le più belle immersioni del mondo.
Il viaggio è lungo: Milano... Dubai... Manila e, solamente una ventina di ore dopo... Koror!

Arrivo finalmente all'aeroporto a notte inoltrata ed immediatamente ho la prima brutta notizia: i telefoni italiani NON funzionano!!! Va beh... Ci penseremo... Adesso devo concentrarmi solamente sulle immersioni che mi aspettano il giorno seguente.
Raggiungo velocemente il Rose Garden Resort, delizioso insieme di edifici in legno aggrappati ad una verde collina dalla quale si gode un bellissimo panorama sulla baia! Prendo possesso della camera e, dopo neanche 5 minuti, cado letteralmente in coma...
Appena 4 ore dopo la sveglia suona: mi aspetta una giornata densa di sole, mare, pesci e paesaggi mozzafiato.


Per il Diving sono andato sul sicuro: ho scelto il Fish ‘n Fins, diving con quarant’anni di esperienza, il primo ad avviare l’esplorazione dei fondali di Palau dopo che Jaques Cousteau ne aveva scoperto il potenziale. Fin dal primo contatto ho capito subito di avere a che fare con una struttura davvero ben organizzata: ha un eccellente servizio navetta che viene a prenderci direttamente al resort, aspettando pazientemente che ognuno abbia finito di fare colazione. Arrivato al diving, ho giusto il tempo di conoscere velocemente i membri dello staff, firmare le carte di rito, scegliere il pranzo tra le numerose opzioni, prendere posizione in barca e preparare l'attrezzatura... Si parte!
Credetemi: muoversi in barca tra le Rock Islands è un'esperienza che ti rimane impressa nella mente... Centinaia di isolette di ogni forma e misura, ognuna con la base leggermente erosa dal mare a ricordare vagamente un fungo, coperte da una vegetazione color verde accecante ed inserite in un mare dalle mille sfumature!


Nella parte di mare racchiusa nella laguna non c’è un’onda, non un'increspatura, una quiete totale disturbata soltanto dal potentissimo motore della nostra barca! Oddio!... Sono forse morto ed approdato direttamente in paradiso?!?
Se il mare visto da fuori toglie il fiato, una volta indossata l'attrezzatura... Non esistono parole o immagini per descrivere la ricchezza e la varietà che ti si para davanti gli occhi! Squali Grigi ovunque, Squali Pinna Bianca, Napoleoni, Colubrine, nuvole di Barracuda, Aquile di mare ad ogni pinneggiata, Mante, Mobule... E ancora Tartarughe, Seppie, Tonni, gruppi di Carangidi talmente fitti da oscurare completamente la vista... E non è finita: una tale quantità di pesce, non può vivere che in un ecosistema sano! E di fatti la barriera corallina è in condizioni eccellenti: coralli duri e molli si alternano a distese di gorgonie impressionanti! È davvero uno spettacolo senza eguali!







Qui sopravvive ancora la Giant Clam, una Tridacna dalle dimensioni inquietanti! Difficilissima da vedere là dove una volta la faceva da padrona, a Palau puoi permetterti il lusso di vederne ben tre in un'unica immersione!
Entrando proprio nel merito delle immersioni, devo dire che a Palau non sono mai facili, richiedono tutte un minimo di esperienza e, solo chi ha una buona formazione, riesce a godersele completamente. Tutto questo nonostante i primi approcci tendano a far sottovalutare queste difficoltà: una volta entrati in acqua, la prima cosa di cui ci si rende conto, è la temperatura semplicemente perfetta! La muta da 3 mm risulta persino superflua se non per la protezione che ti offre dai coralli. Appena si inizia a scendere e a vedere i primi branchi di pesci che ti si avvicinano incuriositi, pensi di essere in un grande acquario... Tutto è perfetto: la temperatura, la visibilità, i pesci, i coralli... Perché mai mi hanno chiesto se avevo esperienza nelle immersioni in corrente e mi hanno dotato di questo curioso strumento, il reef-hook?!? Nel momento in cui iniziano a far capolino i primi Squali, cominci a capire di cosa stavano parlando: in corrispondenza dei drop-off (punti in cui il fondo del mare precipita letteralmente verso l’abisso), correnti ascensionali portano cibo direttamente in bocca ai predatori, con una furia ed una veemenza mai vista prima! È in quel preciso istante che devi affrettarti ad agganciarti ad uno scoglio con il reef-hook (un grande uncino con una corda legata ad un’estremità) prima che la corrente ti riporti in superficie in un battito di ciglia! 



Una volta ancorato saldamente alla roccia, non resta che gonfiare a dovere il Gav e godersi lo spettacolo straordinario che la natura offre quotidianamente nelle cristalline acque di Palau! A quel punto lo sguardo non sa più dove prestare attenzione... È come una immensa passerella carica di modelle che si spintonano per attirare l'attenzione del pubblico dando il meglio di sé! Sono tutt'ora convinto che, dietro le spesse lenti della mia maschera, i miei occhi si siano lasciati sopraffare da una tale bellezza versando più di una lacrima di pura emozione..... L'esperienza entra in gioco nel momento in cui si abbandona la sicurezza offerta dal reef-hook, per affidarsi alla forza delle proprie gambe e alla qualità delle pinne indossate! Cavolo che momenti!!!


Un consiglio prezioso: capisco che portarsi ogni volta la propria attrezzatura sia difficoltoso ma, a differenza di mute e Gav che ritengo possano essere affittati in qualsiasi posto nel mondo, portatevi sempre delle buone pinne nel bagaglio, erogatori revisionati di fresco e la vostra maschera personale! In corrente una muta scadente non rovinerà la vostra immersione, ma delle pinne troppo corte o morbide vi faranno durare una fatica mostruosa! Degli erogatori difettosi limiteranno la durata delle immersioni e una maschera che si appanna in continuazione o che presenta infiltrazioni a causa dell’usura, vi farà solamente innervosire impedendo di godervi quello che la natura ha da offrirvi!
Nei 10 giorni passati in quel paradiso, ho fatto ben 22 immersioni! Mi sono rimaste tutte nel cuore e non posso fare a meno di menzionarne alcune:



 



Blue Hole - Blue Corner

Sono due siti di immersioni uno di seguito all'altro che, solitamente, si fanno separatamente ma, in un'occasione in cui eravamo un gruppetto di "risparmiatori d'aria",li abbiamo fatti insieme... Two is megl' che one!!!
Appena immersi si cola letteralmente a picco all'interno del Blue Hole, una caverna davvero suggestiva, dalle pareti perfettamente verticali, popolata da migliaia di esserini tanto curiosi quanto interessanti.
Usciti dalla grotta, si prosegue a sinistra, in direzione del Blue Corner. Proseguendo sempre nella stessa direzione, la parete lascia spazio ad una vasta porzione pianeggiante, ed è lì che le cose iniziano a farsi serie: la corrente proveniente dal basso si fa via, via sempre più forte ma è sufficiente allontanarsi di qualche metro dalla linea del drop-off per minimizzare l'effetto ascensionale.


Improvvisamente fanno capolino i primi Pinna Bianca... Poi i Grigi... Poi un Napoleone... Un altro Napoleone! Un'Aquila di Mare... Un’Aquila di Mare alla testa di un foltissimo gruppo di Barracuda!!! Di punto in bianco, tutti i pesci che speravi di vedere in una ventina di immersioni, te li ritrovi davanti, tutti insieme! Quello è il Blue Corner! Non a caso Jacques Cousteau l'ha definito come uno dei migliori siti d'immersione AL MONDO! A quel punto devi avvicinarti quanto più possibile al drop-off, cercando di vincere la corrente per ancorare il reef-hook più vicino possibile al margine del precipizio: con tanta esperienza, si riesce a guadagnare un posto in prima fila... La prima fila di uno spettacolo inestimabile! L’unica accortezza è quella di risparmiare quanta più aria possibile perché, un minuto in meno d’immersione al Blue Corner, sono almeno una decina di occasioni perse di vedere qualcosa di sensazionale!



German Channel

Una volta entrati in acqua, si scende velocemente a quota -20m, e ci si apposta intorno ad una strana formazione di rocce disposte in cerchio, con un piccolo scoglio aguzzo posto al centro, e si aspetta...... Si aspetta che la fortuna faccia il suo corso!
Dopo neanche 10 minuti di attesa, come una caccia che si appresta ad atterrare su di una portaerei, vediamo letteralmente planare nella nostra direzione, una magnifica Mobula, il Diavolo di Mare! Si mette a nuotare in cerchio proprio davanti ai nostri occhi, perfettamente al centro tra il piccolo scoglio aguzzo e le rocce disposte a cerchio...Sembra ammaestrata!!! Mentre gira tranquilla, un piccolo esercito di pesci pulitori le si fa incontro, lei spalanca la
bocca e lascia gentilmente che i piccoli amici facciano il loro lavoro... Io avevo visto una cosa del genere solamente nei migliori documentari del National Geographic ma ora stava accadendo per davvero! Ci ha concesso mezz'ora di show: nessuno ha osato staccare lo sguardo neanche per un secondo, nessuno ha osato dire che stava finendo l'aria, che aveva freddo, ansia, narcosi... Non un fiato, niente di niente! Tutti quanti con i sensi intorpiditi, ammaliati dalla bellezza di quell'animale eccezionale!
Per non farci mancare niente, al termine dello show, abbiamo fatto un giro in cerca di altre cosa interessanti e, l'occasione, non ha tardato a presentarsi: siamo capitati in mezzo a quella che sembrava essere una nursery di Squali Grigi, circondati da 70/80 piccoli Squaletti che ci giravano intorno mantenendo, però, le debite distanze! Se i nostri manometri non fossero sconfinati nella "zona rossa" già da un bel po', credo che non avremmo mai voluto terminare quell'immersione!




Ulong Channel

Una volta che tutti sono pronti, si scende rapidamente intorno ai -20 m, a trovare l’inizio di una parete ripidissima. La seguiamo mantenendola a sinistra. Dopo circa 10 minuti, durante i quali abbiamo scrutato ogni anfratto alla ricerca di coloratissimi Nudibranchi, giungiamo presso una brusca svolta verso sinistra e ci si presentano davanti due strette insenature a formare una “W” lungo la linea della parete. Proprio come nel Blue Corner, proprio in corrispondenza di queste insenature, un’implacabile corrente ascensionale, richiama un numero impressionante di predatori a caccia di cibo facile. Ci piazziamo, ben ancorati col nostro reef-hook, sulla prima insenatura. Qui la fanno da padrona gli Squali Pinna Bianca, davvero numerosissimi e curiosissimi: si sono mantenuti a distanza fin tanto che ognuno di noi non è riuscito a trovare un solido ancoraggio alla roccia, poi hanno iniziato ad avventurarsi tra di noi, scrutandoci con ognuno dei loro formidabili sensi, con la consapevolezza di essere i padroni assoluti di quell’ambiente. I Grigi si mantenevano un po’ più distanti, ma neanche troppo, più interessati al cibo che a quella dozzina di strani esseri vestiti di nero…




Circa 15 minuti prima della fine dell’immersione, ci siamo disancorati e ci siamo diretti verso la seconda insenatura, dalla quale partiva un lungo Canyon perpendicolare al drop-off. Appena giunti al centro dell’insenatura, siamo stati travolti da una corrente pazzesca che s’incanalava tra la due pareti del Canyon! Ho cercato un perfetto assetto neutro, mi sono messo a testa in giù, e mi sono goduto, per 10 fantastici minuti, quella stranissima sensazione di assenza totale di peso, sospinto da quella fortissima corrente mentre, come nella pellicola di un film, le pareti del Canyon mi scorrevano davanti… L'immersione più emozionante che abbia fatto in vita mia!
Nei giorni successivi, quando le nostre guide si apprestavano ad illustrarci le immersioni del giorno, si levava ogni volta, un mantra dal sapore antico: “Ulong Channel… Ulong Channel… Ulong Channel…”. Purtroppo non abbiamo più fatto Ulong Channel………….

Jellyfish Lake

In epoche lontanissime, a causa dello scioglimento dei ghiacci polari, l’altezza del mare è salita a tal punto che, parte di essa, si è riversata in quasi 70 bacini di calcare all’interno delle Rock Islands. Insieme all’acqua marina, in molti di questi bacini, sono rimaste intrappolate delle meduse: le Golden Jellyfish. A causa della natura porosa del calcare, i laghi salati sono collegati al mare da strettissime fessure, che però non sono grandi abbastanza da permettere alle meduse di uscire dal lago. In tutti questi anni, questi piccoli animali, si sono adattati alla vita da reclusi in un modo a dir poco straordinario: non potendo cacciare, visto che non c’è niente da cacciare, hanno completamente perso i loro tentacoli urticanti. Per sopravvivere, allora, hanno imparato a collaborare con un’alga che vive in simbiosi con loro: la medusa vive praticamente delle sostanze che l’alga gli rifornisce attraverso i tessuti del suo corpo. L’alga, invece, per sopravvivere ha bisogno della fotosintesi clorofilliana, quindi, del sole! Ed è qui che accade l’impensabile! Le parti in ombra del lago sono deserte: non una sola medusa si trova in quelle zone perché sono tutte impegnate a seguire la luce del sole per fare in modo che le alghe si nutrano e, di conseguenza, anche loro!

 Non sono permesse le immersioni per due motivi: il primo è che le bolle emesse potrebbero imprigionare le delicatissime meduse e farle morire, il secondo è perché, poco sotto la superficie, ci sono alte concentrazioni di solfuro di idrogeno, sostanza altamente tossica. Quindi armati solamente di pinne e snorkel ci siamo diretti verso la parte più esposta al sole. 1… 2… 10… MIGLIAIA di meduse!!!!! Si stima che nel lago ne vivano 5 MILIONI!!! Io non avevo mai visto ne immaginato una cosa simile! Immerso completamente in mezzo a quegli esserini pulsanti, che solleticano ogni centimetro scoperto del corpo, facendo attenzione a pinneggiare il più delicatamente possibile per evitare di ferirli e circondato da un silenzio irreale! È un posto magico, incredibilmente rilassante, impossibile da descrivere con le parole! Di tutti i posti che ho avuto la fortuna di vedere in giro per il mondo, il Jellyfish Lake è sicuramente il più emozionante…




Palau è una meta fuori dalle classiche rotte turistiche: è lontano, complicato da raggiungere, i telefoni italiani non funzionano, è un posto decisamente caro, il clima è bizzoso, la sera ci sono pochissimi divertimenti, i ristoranti chiudono presto, non ci sono attività al di fuori della subacquea……. Eppure mi ha completamente stregato! Io ho un motto nella vita: “Mai nello stesso posto due volte”! A Palau ci tornerei anche subito! Se avete un buon budget e siete indecisi in quale meta recarvi, andate a Palau, non sbaglierete!


-------------------------------------------------------------------------


      "Un ringraziamento particolare va' fatto a Luigi, autore e protagonista di questo articolo, con la speranza che condivida con noi ancora le sue splendide esperienze!"








 













lunedì 22 ottobre 2012

Storia di un relitto: S.S.Thistlegorm




Sono le 4.00 am quando la sveglia suona e mi fa' piombare giu' dal letto. Durante la notte non ho dormito molto, perche' nella mia testa continuavano a girare delle immagini che si ripetevano all'infinito e una domanda mi risuonava nella mente: "Chissa' che faccia avra' questo gigante che riposa sul fondo del mare..." Cercavo di immaginare di scendere giu' per la cima dell'ancora e quella sagoma scura ed enorme si avvicinava sempre di piu' ma non ruiscivo a scorgerne la forma... Forse e' stato l'effetto del cibo egiziano che mi e' rimasto sullo stomaco?! 

 Partiamo dopo poco per il porto di Sharm dove rimaniamo bloccati un bel po' per i soliti permessi della Polizia. Finalmente lasciamo la banchina; il viaggio e' lungo e sul ponte l'aria  prima che faccia giorno  e' fresca;  la mi amica Francesca, che mi ha accompagnato nell'avventura, prima di partire mi ha detto che non sarebbe riuscita mai a prender sonno perche' lei quando viaggia non dorme mai, figuriamoci sul ponte di una barca... si addormenta dopo poco arrotolata nel suo telo da mare  come una beduina.  

La barca fila ma quella sensazione mista tra ansia di trovare una forte corrente  ed emozione non mi molla  e comincio a girare per la barca in cerca di qualcosa di indefinito con un occhio sempre ben rivolto al mare che si alza a vista d'occhio... Poi una voce rompe il silenzio:"Briefing! briefing!" E' la nostra guida, Karim che parla l'italiano meglio di me, con un accento che vagamente ricorda il milanese, infatti parlando scopro che e' Egiziano da parte del padre e Italiano di madre.  Ci spiega tutto quello che c'e' da sapere sulla storia della nave e sulle immersioni che andremo ad effettuare e pian piano quel volto indefinito che mi e' giranto in testa tutta la notte comincia a farsi piu' chiaro...

Saremo i primi a scendere in acqua, il relitto sara' tutto nostro almeno per i primi minuti d'immersione... Mentre analizziamo la miscela che ci permettera' di rimanere piu' a lungo sul fondo l'emozione sale.




Finalmente ci immergiamo, fortunatamente la corrente che tutti ci aspettavamo fosse impetuosa e' invece appena percettibile e la visibilita' e' ottima. La corda dell'ormeggio scorre sotto le mie dita e l'ombra del gigante si fa' sempre piu' vicina, poi eccolo apparire: il THISTLEGORM! E' tutto li' davanti a me e per la sua enorme mole non riesco a metterlo a fuoco tutto insieme. Iniziamo la nostra escursione facendo il giro dalla parte esterna passando sul ponte superiore e scendendo nella zona devastata dall'esplosione dove ci sono missili e altre svariate armi accatastate, un mezzo corazzato si scorge tra i rottami e risalendo incontriamo la mitragliatrice contraerea di poppa e l'enorme elica che spostava il gigante. Non riesco ancora a crederci, mi sembra di essere in un film, se chiudo gli occhi anche solo per un istante riesco quasi a sentire il fragore dell'esplosione che ha devastato la nave, la confusione che si e' scatenata a bordo ed il rumore degli aerei che sorvolavano la zona. 

Continuiamo il nostro giro passando all'interno della cabina del comandante ed infine sul ponte di prua dove si trova un'enorme argano che sta' prendendo le sembianze di un reef con tanto di anemoni e pagliacci, ed ecco i vagoni cisterna che si innalzano davanti a noi perfettamente nella posizione che avevano quando sono stati caricati a dispetto delle locomotive che nell'esplosione hanno fatto il volo dell'angelo e sono atterrate sul fondo a 30 metri dalla nave...

Risaliamo cosi' in superfice per cambiare le nostre bombole e desaturarci un po' prima della seconda immersione! 
Mentre prepariamo la nostra attrezzatura facciamo il briefing; questa volta effettueremo la penetrazione del relitto, ci armiamo quindi tutti di torcia e dopo circa un'ora di intervallo si riparte...

Ci buttiamo a capofitto all'interno delle stive che visitiamo partendo dalla stiva numero 3 nel piano inferiore; la numero 3 era destinata allo stoccaggio del carbone necessario per le caldaie, proseguiamo accedendo nella stiva numero 2. 




Qui si leva il sipario e l'escursione diventa mozzafiato, la sensazione che il buio ed il silenzio creano e' di trovarsi in un ambiente incantato, rimasto fermo nel tempo; mucchi di stivali, fucili e copertoni a terra alcuni piccoli pesci, delle castagnole rosse, si muovono davanti ai fasci di luce delle nostre torce, poi alcuni sidecar e camion,  poi ancora camion, ricambi di aerei, casse di fucili, rimorchi e rimorchi  con alcune moto... Respiro appena per l'emozione, penso che se continuo cosi' probabilmente usciro' con la bombola ancora piena, intanto saliamo al piano superiore e  un pesce leone si stacca dalla parete dove era appoggiato svanendo nel buio mentre fluttua lentamente. Qui i mezzi stivati sembrano davvero infiniti, i camion parcheggiati uno di seguito all'altro contengono centinaia di motociclette, ci sono grandi generatori elettrici e di nuovo camion, camion colmi di moto...
Ci lasciamo alle spalle questo enorme tesoro custodito dal mare per andarci a fare la nostra sosta di sicurezza...Abbiamo finito la nostra esplorazione del relitto e attaccato a quella cima dondolo cullato dalla corrente leggera; mi sento come un contenitore riempito di storia che quasi trabocca, la sensazione d'ansia che ho avuto prima di entrare ha lasciato il posto ad un'appagamento ed un senso di rispetto profondo per le persone che hanno perso la vita durante l'agguato che fece affondare quel colosso del mare.
Durante quei tre minuti tengo ancora lo sguardo fisso su quel gigante, quel gigante dal volto sconosciuto che avevo in testa la notte precedente. Ora finalmente quel volto mi e' ben chiaro ed anche il suo nome, THISTLEGORM.







 
LA STORIA

La storia dell' S.S.Thistlegorm inizia nei Cantieri di JL Thompson e figli a Sunderland.  
Fu' proprio qui che questa possente nave da 9009 Tonnellate di dislocamento lunga 126,5 metri nacque.
Era guidata da un motore a triplice espansione di flusso, costruito da Nord Est Marine Engineering, che produceva circa 1860 hp e riusciva a far viaggiare la nave ad una velocità di 10,5 nodi. Questa nave faceva parte della serie "Thistle" di navi della linea Albyn. Ogni peschereccio portava l'emblema della Scozia, il cardo, che ha costituito il prefisso di ogni nome di nave seguito da una parola gaelica, Thistledhu, Thistlegorm, Thistleglen e Thistlenuir.Nel settembre del 1941 aveva completato gia' tre viaggi di successo (l'America, l'Argentina e le Antille olandesi). Il successivo tuttavia, fu' destinato ad essere l'ultimo...

Il suo ultimo viaggio e' iniziato a Glasgow. La Thistlegorm e' stata riempita con un carico che conteneva fucili, munizioni, parti di aeromobili, stivali Wellington, camion, motociclette e camionette per l'VIII Armata in Nord Africa. Anche due locomotive a vapore sono state caricate sulla sua piattaforma.
Il viaggio che porto' la nave nella sua ultima dimora è stato molto lungo e difficile; la Germania aveva il controllo di quasi tutto il Mediterraneo, per questo motivo i rifornimenti vitali che portava in grembo per l'IIIV Armata dovevano essere trasportati circumnavigando l'Africa attraverso  Cape Town, ed infine giungendo in Mar Rosso per proseguire verso il Canale di Suez. Lasciò la Scozia il 5 settembre 1941 e procedette senza incidenti a Freetown, in Sud Africa, prima di superare il Corno d'Africa, passato il Madagascar, attraverso' il canale Mozambico, fino a raggiungere Aiden bunker dove rimase per due giorni. Da qui è stata scortata fino al Mar Rosso dalla corazzata leggera inglese HMS Cairo che doveva effettuare operazioni di sminamento del canale di Suez, fu' cosi' che il Thistlegorm si ancoro' nel reef di Sha'ab Ali. Qui è rimasta bloccata per 10 giorni a causa del naufragio della Tynefield che blocco' l'ingresso del canale di Suez.  

La notte tra il 5 e il 6 ottobre un gruppo di bombardieri tedeschi (Heinkel He 111 - 27° Kampfgheschwader "Lowe"), decollati dall'isola di Creta  con la missione di cercare e affondare la Queen Mary si imbatte nel Thistlegorm. Gli Heinkel bombrdano la nave ed una delle bombe lanciate finisce proprio sulla stiva numero 4 dove erano stoccate le munizioni.  Le esplosioni iniziali e secondarie spezzano quasi la nave in due e fanno sfrecciare in aria le due locomotive a vapore che si trovano sul ponte.  


Il destino del Tistlegorm era ormai segnato, mentre affondava l'equipaggio che riusci' ad abbandonare la nave venne portato a bordo della Salamanua e della fregata HMS Carlisle che si trovavano nelle vicinanze. L'equipaggio durante l'attentato riusci' comunque a colpire l'Heinkel che aveva sferrato l'attacco facendolo schiantare pochi chilometri a nord. Alle ore 01.30 del 06 Ottobre del 1941 il Tistlegorm finisce sul fondo del mare portando con se' 9 membri dell'equipaggio.

Dal diario del CAPITANO William Ellis: "Il 6 ottobre 1941 a circa le ore 01.00 del mattino, mentre la nave era ancorata nello stretto di Jubal (Gobal), sono stato svegliato dal suono di esplosioni e sono salito subito sul ponte.  La nave aveva ricevuto un colpo diretto da un bombardiere nemico. La parte poppiera era avvolta dalle fiamme feroci,  ho capito subito che non c'era alcuna speranza di poter salvare la nave. Ordinai cosi' di abbandonarla e poiché un quarto degli uomini si trovava a poppa vennero tagliati fuori dalla posizione delle scialuppe di salvataggio. Lanciammo' due barche tra le fiamme e gli uomini che erano al centro della nave riuscirono a farla franca. La corrente ci porto' alla deriva ma riuscimmo comunque a far salire tre o quattro uomini che erano saltati fuori bordo."

 
La scoperta del relitto fu' fatta a metà degli anni 1950 da Jacques-Yves Cousteau che riusci' a ritrovarla utilizzando le informazioni dei pescatori locali. Cousteau riporto' alla luce diversi elementi dal relitto, tra cui una moto, la cassetta di sicurezza del capitano e la campana della nave. Il numero di febbraio 1956 del "National Geographic", mostro' chiaramente la campana della nave e Cousteau e i suoi subacquei nella  "Sala della Lanterna". L'esplorazione del relitto è stata documentata anche nel film 'Il mondo silenzioso', il Thistlegorm è stato poi dimenticato. 
Nel 1991  il relitto del Thistlegorm è stato ri-scoperto da alcuni operatori subacquei locali ed oggi il relitto è diventato una meta gettonatissima da visitare per i subacquei di tutto il mondo. 


Purtroppo questo fenomeno di esplorazione di massa sta' accellerando il processo di degenerazione delle srutture della nave a causa dell'effetto erosivo delle bolle d'aria intrappolate all'interno ed il governo egiziano sta considerando di chiudere il sito alle immersioni ricreative almeno per un certo periodo, in modo da permettere la stabilizzazione del relitto stesso. Un'altro fenomeno che contribuisce al disfacimento del relitto e' la mancanza di punti di ancoraggio prestabiliti per le barche dei diving che vengono a visitarlo; ogni barca che arriva manda un uomo ad ancorare la Shamandura sul relitto stesso e questo ha causato svariati danni nel tempo considerando che il punto e' caratterizzato da forti correnti perche' si trova in mare aperto.







  
 CARICO DELLA NAVE
  
Stanier 8F 2-8-0 
Questa locomotiva a vapore era forse il miglior cavallo da lavoro della rete ferroviaria negli anni '30 e '40 per questo motivo più di 200 delle 852 prodotte sono state esportate in Medio Oriente. Progettata da Sir William Stanier, il suo 2-8-0 numerazione si riferiscono alle sue ruote / assi . Essa era costituita da un carrello anteriore e 4 assi di trasmissione. Il suo compito sarebbe stato quello di strasportare acqua e carbone attraverso le ferrovie del deserto. 


• BSA M20 MOTO. 
Gli esemplari di questa moto realizzati durante la Seconda guerra modiale ammontano a circa 126000 per essere utilizzate da staffette. Assegnate al maresciallo Auchinleck, che era a capo delle truppe britanniche in combattimento nel deserto.
  

• MOTO G3L MATCHLESS 
 La G3L Matchless era una due posti a motore monocilindrico, con un cambio a 4 velocità. Progettata per l'uso nel deserto, divenne poi un veicolo per uso comune rifinita nella forma della Clubman G3. 




• NORTON 16 H MOTO
 Il Norton 16 h era molto simile alle moto BSA ed è stato ancora una volta appositamente progettato per i piloti delle Spedizioni nel deserto. 100.000 esemplari di questa moto vennero costruiti durante la Seconda guerra modiale.





• BEDFORD MW
 Costruito su un telaio 15cwt, con un motore 6 cilindri Bedford, era versatile leggero. 






 • BEDFORD OY
Con quasi il doppio del carico utile del MW, il Bedford OY capace di muovere sino a 3 tonnellate era il camion principale dell'esercito britannico; ne vennero prodotti circa 72.000





 
• MORRIS CS8
 Facilmente riconoscibile per il suo caratteristico cofano, questo camion e' stato dotato da Ford di 8 cilindri. 







• FORD WOT 1
 Il più grande dei veicoli nel relitto, questo camion doppio asse è stato usato per carichi pesanti ed era oltre 20 piedi di lunghezza. Solo un piccolo numero di questi veicoli sono stati prodotti per l'esercito. 







• FORD WOT 2
Uno dei camion più comunemente usati, circa 60.000 esemplari prodotti; il veicolo era generalmente dotato di ribaltabile e tetto in tela. 





• FORD WOT 3
Più grande della WOT 2, il veicolo era dotato di un motore Ford V8 85 cv. 








• TILLING STEVENS TS19
La più grande delle camionette a 4 ruote nel relitto, lunga 6.4 m e pesante solo 400 kg ma capace di trasportare un carico utile sostanziale. 




• UNIVERSAL CARRIER
Due di questi piccoli veicoli cingolati multiuso possono essere scorti nel campo di detriti tra le due sezioni del relitto. Costruito da Vickers Armstrong l'Universal Carrier e' stato utilizzato come supporto alla fanteria; di solito era dotato di cannoni leggeri  Bren da qui il nomignolo che gli fu' attrituito  'Bren Carriers'. Alimentati da motori Ford V8 poteva raggiungere la velocità di 48 chilometri orari ed ospitava fino a 5 persone. 


ARGOMENTI CORRELATI:


 TOUR 3D RELITTO S.S. THISTLEGORM  Il sito FourthElement offre la fantastica opportunita' di poter effettuare un tour 3d del relitto con le foto dei punti di interesse.



Infine allego questo filmato che merita di essere pubblicato, buona visione!